Archivi Film - Review Junkie https://reviewjunkie.net/category/film/ Il tuo sito di recensioni Tue, 19 Nov 2024 20:48:51 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7 https://reviewjunkie.net/wp-content/uploads/2024/11/cropped-file-r1WNzr96g85fZlsM7tsUmXAk-2-32x32.webp Archivi Film - Review Junkie https://reviewjunkie.net/category/film/ 32 32 Deadpool & Wolverine: La recensione più divertente (e cattiva) del Web https://reviewjunkie.net/deadpool-wolverine-la-recensione-piu-divertente-e-cattiva-del-web/ https://reviewjunkie.net/deadpool-wolverine-la-recensione-piu-divertente-e-cattiva-del-web/#respond Tue, 19 Nov 2024 20:48:49 +0000 https://reviewjunkie.net/?p=725 ⭐⭐ Se siete fan sfegatati di Deadpool e Wolverine, o se siete persone sensibili con un debole per i film

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Se siete fan sfegatati di Deadpool e Wolverine, o se siete persone sensibili con un debole per i film di supereroi, vi consiglio caldamente di NON leggere questa recensione. Potreste rimanere traumatizzati a vita, o peggio, potreste iniziare a dubitare della vostra sanità mentale. Detto questo, se avete voglia di farvi quattro risate (a spese di Ryan Reynolds e Hugh Jackman), accomodatevi pure e preparatevi a un viaggio nel delirio più totale.

Deadpool e Wolverine in coppia in una scena del film

Deadpool & Wolverine: Un film più brutto di Thanos dopo una settimana di campeggio selvaggio senza deodorante

Amici miei, “Deadpool & Wolverine” è un film talmente brutto da far sembrare “Thor: The Dark World” un capolavoro del cinema neorealista. È un insulto all’intelligenza, un pugno nello stomaco (e forse anche un calcio nelle parti basse) per chiunque abbia avuto la sfortuna di vederlo.

La trama, se così si può definire, è un frullatore impazzito di viaggi nel tempo, multiversi che collassano e battute che farebbero venire l’orticaria a un ippopotamo. Wade Wilson, il nostro mercenario chiacchierone preferito, si trasforma in una sorta di Marty McFly sotto acido, viaggiando nel tempo con la precisione di un ubriaco che cerca di infilare la chiave nella serratura dopo una serata al pub. Wolverine, reduce da una crisi di mezza età e da un’overdose di Viagra, sfoggia gli artigli con la stessa grinta di un bradipo in letargo. E la villain, Cassandra Nova, è talmente dimenticabile che probabilmente si è cancellata dalla memoria anche lei.

Cassandra, la cattiva del film

Parlando di superpoteri, qualcuno dica agli sceneggiatori che la capacità di scrivere dialoghi imbarazzanti NON è un dono, ma una maledizione divina. Deadpool, il re della sbruffonaggine, qui spara freddure talmente vecchie che farebbero impallidire persino le mummie egizie. Ogni volta che apre bocca, è come assistere a un gatto che cerca di suonare il pianoforte: un disastro annunciato, ma non puoi fare a meno di guardare.

Ok, devo ammettere che in mezzo a questa montagna di letame cinematografico, c’è un coprolite che brilla di luce propria: i combattimenti e gli effetti speciali non sono malaccio. Wolverine affetta i nemici come se fosse un ninja in un frullatore, Deadpool schiva proiettili con la grazia di una ballerina ubriaca… insomma, tecnicamente non ci possiamo lamentare. Peccato che anche questo unico pregio venga seppellito sotto una valanga di idiozia cosmica. Queste scene d’azione, pur essendo fatte bene, sono più vuote di un politico durante un discorso elettorale, tipo fuochi d’artificio che esplodono in una discarica abusiva. Un sacco di botti e scintille, ma alla fine rimane solo la puzza di bruciato.

Deadpool e Wolverine nella scena della macchina

Ma il vero capolavoro di trash si raggiunge con la scena in cui Deadpool e Wolverine, dopo essersi massacrati a vicenda per tutta la notte (perché, a quanto pare, il loro unico modo di comunicare è quello di trapanarsi il cranio a vicenda), si addormentano beatamente in macchina, l’uno accanto all’altro. Deadpool russa come un tricheco in calore, Wolverine sbava sul finestrino e la macchina sembra un campo di battaglia dopo un’esplosione nucleare. E, diciamocelo, anche loro sembrano annoiati a morte. Probabilmente stavano sognando di essere in un film migliore, magari uno in cui non dovevano recitare battute scritte da un criceto con la sindrome del tunnel carpale.

Ma d’altronde, cosa ci si può aspettare da un film in cui Gambit gioca a poker con la TVA e Blade fa una comparsata di tre secondi per poi sparire nel nulla? Probabilmente anche gli sceneggiatori si sono annoiati a morte durante la scrittura, e hanno deciso di inserire scene a caso nella speranza di svegliarsi dal torpore.

Insomma, “Deadpool & Wolverine” è un film che intrattiene, ma lo fa nella peggiore accezione del termine. È un’orgia di demenzialità e stupidità, un tentativo di trascinare lo spettatore al suo stesso livello di idiozia. Se proprio dovete vederlo, fatelo sotto l’effetto di potenti allucinogeni, almeno avrete una scusa per le allucinazioni che vi perseguiteranno dopo.

P.S.: Evitate di guardare questo film a stomaco pieno, a meno che non vogliate rivedere il vostro pranzo prima ancora di aver finito di digerirlo.

Consiglierei questo film a:

  • Critici cinematografici in cerca di un esaurimento nervoso.
  • Amanti del cinema trash che non si spaventano di fronte a dialoghi imbarazzanti e trame senza senso.
  • Persone che vogliono addormentarsi in fretta e non hanno a disposizione sonniferi.

Non consiglierei questo film a:

  • Fan di Deadpool e Wolverine che si aspettano un film all’altezza dei personaggi.
  • Persone con un QI superiore a quello di una patata.
  • Chiunque abbia un minimo di rispetto per il cinema.

Scena Finale Dopo i Titoli di Coda

Ok, ok, forse sono stato un po’ troppo duro con questo film. In fondo, le due ore sono passate fra una risata (forzata) e l’altra, e anche se ho storto il naso più di una volta, devo ammettere che “Deadpool & Wolverine” ha un suo fascino trash. È come un incidente d’auto: non vorresti guardarlo, ma non riesci a distogliere lo sguardo. E poi, diciamocelo, in un mondo in cui i film di supereroi si prendono sempre troppo sul serio, un po’ di demenzialità non guasta mai.

Trailer Ufficiale

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Recensione Civil War (2024): il potere delle immagini nella guerra https://reviewjunkie.net/recensione-civil-war-2024-il-potere-delle-immagini-nella-guerra/ https://reviewjunkie.net/recensione-civil-war-2024-il-potere-delle-immagini-nella-guerra/#respond Sun, 17 Nov 2024 22:30:04 +0000 https://reviewjunkie.net/?p=715 ⭐⭐⭐⭐ Civil War è un film disturbante che esplora la disumanizzazione della guerra e il potere ambivalente della fotografia in

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Civil War è un film disturbante che esplora la disumanizzazione della guerra e il potere ambivalente della fotografia in un’America dilaniata da un conflitto civile. Attraverso immagini crude e una trama scarna, Alex Garland ci spinge a riflettere sulla violenza, la propaganda e il nostro ruolo di spettatori. Un film potente e autoriale, consigliato a chi cerca un cinema di riflessione che scuota le coscienze.

Viviamo sommersi dalle immagini, eppure Alex Garland, con “Civil War“, riesce a scuoterci, a turbarci, a costringerci a guardare. Ci porta in un futuro prossimo, in un’America dilaniata da una guerra civile, una ferita che sanguina nel cuore stesso della nazione. E in mezzo a questo caos, la fotografia diventa un testimone silenzioso, uno sguardo implacabile che ci mette di fronte all’orrore.

Autostrada distrutta dopo un bombardamento

Garland ci catapulta in un mondo dove i fotoreporter, con le loro macchine fotografiche al posto dei fucili, documentano la brutalità del conflitto. Le loro lenti catturano la ferocia degli scontri, il dolore dei civili, l’assurdità della violenza. Niente è edulcorato, le immagini sono crude, vivide, e ci lasciano un profondo senso di disagio. Ma la fotografia, in questo film, non è solo uno specchio. È anche un’arma, che può essere usata per manipolare, distorcere, alimentare l’odio. Garland ci mostra come le fazioni in lotta si approprino delle immagini, le pieghino ai loro scopi, trasformandole in strumenti di propaganda.

Ed in un panorama di devastazione, la fotografia resiste, come un fiore che sboccia tra le macerie. I fotoreporter, con sguardo attento e spirito indomito, vanno oltre la violenza, catturando i bagliori di umanità che ancora brillano: come un gesto di compassione, o uno sguardo di condivisione. Sono questi i momenti preziosi che fissano nei loro scatti, offrendoci un antidoto alla disumanizzazione, un raggio di luce nell’oscurità della guerra.

Lee Smith in primo piano, mentre è intenta a scattare foto dal campo di battaglia

Guerra che, ci ricorda Garland, è una macchina che distrugge le identità. I soldati, da entrambe le parti, diventano numeri, bersagli, ingranaggi di un meccanismo spietato. L’esposizione continua alla violenza li porta all’assuefazione, all’indifferenza, a un cinismo che li disumanizza. E qui sta il paradosso: la fotografia, nel suo tentativo di documentare la disumanizzazione, rischia di alimentarla. Le immagini di violenza, pur necessarie, possono anestetizzare lo spettatore, creare una distanza emotiva che porta all’indifferenza.

Civil War” è un film che ci interroga, ci spinge a riflettere sul potere delle immagini, sul nostro ruolo di spettatori. Come possiamo guardare l’orrore senza esserne contaminati? Come possiamo usare la fotografia per promuovere la pace, e non l’odio?

La fotografia, in “Civil War“, è un linguaggio. Rob Hardy, direttore della fotografia, crea un affresco visivo di straordinaria potenza. Le sue inquadrature sono precise, essenziali, prive di estetismi. Non cerca la bellezza, ma la verità, e ci immerge nel cuore del conflitto con uno stile documentaristico. La luce, i contrasti, le inquadrature dal punto di vista dei fotografi: tutto contribuisce a un’esperienza visiva indimenticabile.

Scena che testimonia la crudezza della guerra, con un reporter che fotografa una pila di cadaveri

La trama invece è scarna, quasi un pretesto. Non ci sono eroi, solo vittime e carnefici. La storia si sviluppa come un viaggio attraverso un’America devastata, un viaggio che è soprattutto interiore, alla scoperta delle reazioni umane di fronte all’orrore. Questa scelta narrativa permette al regista di concentrarsi sulla potenza delle immagini, sulla crudezza delle scene, sull’ambiguità morale dei personaggi. Ne nasce un’esperienza cinematografica intensa, disturbante, che ci spinge a elaborare le nostre riflessioni.

E poi ci sono le ambientazioni: un’America devastata, città in macerie, campi di battaglia a perdita d’occhio, una natura ferita. Le rovine delle metropoli, un tempo simboli di progresso, sono ora fantasmi del passato. Le zone rurali nascondono i segni della violenza: case abbandonate, veicoli distrutti, cadaveri insepolti. I bunker e gli accampamenti, rifugio precario dei protagonisti, trasmettono un senso di claustrofobia. E la Casa Bianca, simbolo di un potere ormai in declino, si erge come un monumento alla disgregazione. Queste ambientazioni desolate non sono solo uno sfondo, ma un elemento narrativo, un riflesso della disumanizzazione.

Civil War” è un film che non si dimentica facilmente. È un pugno nello stomaco, un grido di allarme, un invito a riflettere sulla brutalità della guerra e sulle sue conseguenze. È un film che ci chiede di guardare, di capire, di non voltarci dall’altra parte.

E forse, tra un cinepanettone e l’altro, è proprio questo il tipo di cinema di cui abbiamo bisogno: un cinema che ci scuote, che ci interroga, che ci spinge a pensare. Un cinema che, pur non essendo adatto a una visione leggera, ci apre la mente e ci ricorda la fragilità della pace, la necessità di proteggerla, di lottare per un futuro migliore.

A chi consiglierei la visione:

  • Chi ama il cinema di Alex Garland e le sue riflessioni distopiche
  • Chi è interessato al ruolo della fotografia nel documentare la realtà
  • Chi cerca un film che stimoli la riflessione sulla guerra e la violenza

A chi non consiglierei la visione:

  • Chi cerca un film d’azione o di intrattenimento leggero
  • Chi è particolarmente sensibile alle scene di violenza esplicita
  • Chi preferisce film con una trama più tradizionale

Trailer Ufficiale

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The Menu: Recensione al vetriolo di una società affamata https://reviewjunkie.net/the-menu-recensione-al-vetriolo-di-una-societa-affamata/ https://reviewjunkie.net/the-menu-recensione-al-vetriolo-di-una-societa-affamata/#respond Thu, 14 Nov 2024 21:26:42 +0000 https://reviewjunkie.net/?p=685 ⭐⭐⭐⭐ “The Menu” è un thriller con Anya Taylor-Joy e Ralph Fiennes, ambientato in un ristorante esclusivo su un’isola. Un

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“The Menu” è un thriller con Anya Taylor-Joy e Ralph Fiennes, ambientato in un ristorante esclusivo su un’isola. Un gruppo di ricchi e superficiali commensali partecipa a una cena degustazione che si trasforma in un incubo, orchestrato dallo chef per vendicarsi dell’élite che ha corrotto la sua arte. Il film è una satira sociale che critica l’ossessione per il lusso e la decadenza morale, servita con un ritmo lento e un’atmosfera claustrofobica.

“The Menu” non è il solito thriller con qualche prelibatezza gourmet buttata lì per fare scena. No, qui si va più a fondo. È un film che utilizza gli elementi dell’horror e della commedia nera per cucinare una satira sociale che ti rimane sullo stomaco. Il contesto, un ristorante di alta classe su un’isola deserta, appare claustrofobico e inquietante. Il regista, Mark Mylod, ci porta a cena in questo posto, ma non aspettatevi un menu à la carte. Qui si serve solo un macabro banchetto dove ogni piatto è una metafora delle storture della nostra società.

Il film, simile a un coltello affilato, rivela le contraddizioni di una società ossessionata dall’immagine, dal trionfo e dalla ricchezza. I clienti del ristorante Hawthorn, un insieme di persone benestanti e superficiali, rappresentano varie categorie sociali che il film analizza senza pietà: l’arrogante imprenditore, la critica culinaria cinica e snob, la coppia disillusa in cerca di avventure intense, e gli speculatori senza scrupoli. Ciascuno di loro, con i propri difetti e le proprie falsità, aiuta a formare un quadro grottesco di un’élite che ha smarrito il legame con la realtà.

Attraverso le portate del menu, elaborate con un’estetica curata e una scrupolosa attenzione ai particolari, il film rivela il vuoto esistenziale che si nasconde dietro la facciata del successo. Ogni piatto, un capolavoro della cucina molecolare, simboleggia una protesta contro la superficialità, l’egoismo e la corruzione morale di una classe sociale che nutre sé stessa con illusioni. Il cibo, da simbolo di felicità e incontro, si trasforma in strumento di contestazione, un rappresentante delle ambiguità di un universo dove l’apparenza prevale sulla realtà.

Ma “The Menu” supera la mera critica al consumismo e all’ostentazione, indagando anche il ruolo dell’artista all’interno della società. Lo chef Slowik, interpretato da un eccellente Ralph Fiennes, è un individuo angustiato, un creativo che ha rinunciato alla sua arte per ottenere successo e fama. La sua cucina, inizialmente simbolo di inventiva e abilità, diventa un mezzo di vendetta nei confronti di chi, a suo avviso, ha giocato un ruolo nella corruzione del settore gastronomico. Slowik, simile a un moderno Frankenstein, realizza mostri gastronomici per vendicarsi dei suoi “creatori”, quelli che hanno convertito la sua arte in un bene di consumo.

Lo chef Slowik

Grazie ai dialoghi penetranti e alle interpretazioni coinvolgenti degli attori, “The Menu” ci spinge a considerare l’importanza dell’arte, l’essenza del cibo e il nostro ruolo personale in un contesto che frequentemente favorisce l’apparenza a discapito del contenuto. Il film ci avverte che perseguire la perfezione a ogni costo può portare alla follia, e che la vera gioia si trova nella semplicità e nell’autenticità. In questa circostanza, il cheeseburger scelto da Margot, un piatto classico e “semplice”, si trasforma in un emblema di ribellione contro la complicatezza e l’artificiosità del mondo della cucina gourmet.

Bisogna premettere che “The Menu” non è un’opera per tutti i gusti. La sua natura contemplativa e il ritmo cadenzato, volutamente disteso, potrebbero disorientare chi si attende un crescendo adrenalinico di colpi di scena. L’obiettivo del regista, infatti, non risiede tanto nell’incalzare degli eventi, quanto nella costruzione di un’atmosfera rarefatta e perturbante, che avvolge lo spettatore in una morsa claustrofobica sempre più stringente. Pur efficace nel generare suspense, questa scelta stilistica potrebbe apparire eccessivamente lenta e meditativa a un pubblico in cerca di emozioni più immediate.

Non si può inoltre trascurare l’aspetto della caratterizzazione dei personaggi. Se da un lato essi incarnano in modo efficace diverse tipologie sociali, dall’altro le loro individualità e i loro vissuti personali rimangono celati dietro un velo di enigmaticità. Pur comprendendo la scelta autoriale di privilegiare la critica sociale, si avverte la mancanza di un’indagine più approfondita nella psicologia dei protagonisti, che avrebbe potuto conferire maggiore spessore e complessità all’opera.

Ospiti seduti al tavolo

Da un punto di vista tecnico, la pellicola si distingue per una fotografia di notevole impatto. L’uso sapiente di toni scuri e ombre profonde contribuisce a creare un’atmosfera suggestiva e opprimente, sebbene talvolta risulti un tantino cupa. La colonna sonora, con le sue melodie inquietanti, amplifica ulteriormente il senso di disagio e di suspense che pervade la narrazione.

“The Menu” non si limita a intessere una trama avvincente e una satira sociale di mordace acutezza, ma si eleva a opera cinematografica di pregevole fattura anche grazie all’attenzione certosina rivolta agli aspetti tecnici, i quali concorrono in modo determinante alla creazione di un’atmosfera perturbante e claustrofobica.

La fotografia, sapientemente orchestrata da Peter Deming, si erge a elemento cardine nella costruzione dell’atmosfera filmica. L’immagine, caratterizzata da una tavolozza cromatica intensa e da un sapiente gioco di luci e ombre, evoca un senso di claustrofobia e mistero, immergendo lo spettatore in un’aura di opprimente oscurità. L’uso sapiente del chiaroscuro enfatizza i contrasti e crea un’interazione di luci e ombre che sottolinea l’ambiguità morale dei personaggi e l’intensificazione della storia. Il ristorante Hawthorn, con i suoi interni essenziali e un’illuminazione soffusa, diventa un palco per un dramma inquietante, mentre i panorami esterni dell’isola, avvolti nella nebbia e nell’oscurità, intensificano una sensazione di solitudine e angoscia.

Anche il montaggio, curato da Christopher Tellefsen, gioca un ruolo fondamentale nel determinare il ritmo e la suspense del film. Il cambio tra inquadrature brevi e lunghe, particolari e campi lunghi, contribuisce a mantenere elevata la suspense e a guidare lo spettatore nelle diverse fasi del sinistro banchetto. Il montaggio parallelo, inoltre, unisce le azioni dei personaggi con i preparativi culinari, svelando progressivamente il perfido progetto dello chef Slowik.

Piatto con rocce ed erbette dell'isola

Infine, la musica, creata da Colin Stetson, intensifica la sensazione di disagio e inquietudine che permea il film. Le sonorità, contraddistinte da melodie dissonanti e atmosfere oscure, accompagnano le immagini con una certa discrezione, evidenziando i momenti di tensione e creando un paesaggio sonoro che aiuta a rendere l’esperienza ancora più inquietante.

In conclusione, gli elementi tecnici di “The Menu” sono realizzati con notevole maestria e giocano un ruolo cruciale nel generare un film con forte impatto visivo ed emotivo.

Insomma, “The Menu” è come un soufflé: può affascinare e disgustare allo stesso tempo. Non vuole solo intrattenere, ma anche provocare e far riflettere. Con una regia impeccabile, una sceneggiatura brillante e un cast stellare – Anya Taylor-Joy è semplicemente straordinaria, e bellissima, nei panni di Margot – il film ci offre un’esperienza indimenticabile, un viaggio sensoriale ed emotivo che ci lascerà un retrogusto amaro, come un piatto prelibato ma avvelenato.

Consigliato a:

  • Chi ama i thriller psicologici con un tocco di satira.
  • Chi cerca film che fanno riflettere sulla società.
  • Chi apprezza le interpretazioni intense e le atmosfere inquietanti.

Sconsigliato a:

  • Chi vuole solo azione e colpi di scena.
  • Chi preferisce storie con personaggi più approfonditi.
  • Chi si impressiona facilmente con la violenza.

Trailer Ufficiale

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Brad Pitt superstar in un delirio di azione e humor nero – Recensione di Bullet Train https://reviewjunkie.net/brad-pitt-superstar-in-un-delirio-di-azione-e-humor-nero-recensione-di-bullet-train/ https://reviewjunkie.net/brad-pitt-superstar-in-un-delirio-di-azione-e-humor-nero-recensione-di-bullet-train/#respond Wed, 13 Nov 2024 21:41:42 +0000 https://reviewjunkie.net/?p=666 ⭐⭐⭐ “Bullet Train” è un film d’azione e commedia con Brad Pitt che non si prende sul serio. David Leitch

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“Bullet Train” è un film d’azione e commedia con Brad Pitt che non si prende sul serio. David Leitch dirige un cast di personaggi folli in un treno proiettile pieno di azione, humor nero e colpi di scena. Un film divertente e adrenalinico, perfetto per staccare il cervello, ma non aspettatevi un capolavoro.

Preparatevi a un viaggio ad alta velocità dove le uniche fermate sono per raccogliere nuovi passeggeri… o per scaricare qualche cadavere! “Bullet Train” è un film che si diverte a prendere in giro le convenzioni del genere action,  con un Brad Pitt in stato di grazia che sembra essersi fatto un corso accelerato di arti marziali e di battute sarcastiche.

David Leitch, il regista che ha trasformato Keanu Reeves in una macchina da guerra in “John Wick”, qui si supera. Le scene di combattimento sono coreografate con una precisione chirurgica (anche se i chirurghi in questo film non se la passano molto bene…), e lo stile di regia è così dinamico che vi verrà il mal di mare anche se siete seduti sul divano.  E non parliamo dei combattimenti corpo a corpo:  Brad Pitt che mena le mani come se non ci fosse un domani è uno spettacolo da non perdere,  soprattutto quando si ritrova a usare una bottiglia d’acqua come arma letale.  Geniale!

Ma non temete, “Bullet Train” non è solo un film per amanti delle scazzottate. È anche una commedia nera che vi farà ridere a crepapelle, con dialoghi che sembrano scritti da Quentin Tarantino dopo una maratona di film di Bud Spencer e Terence Hill.  E i personaggi? Un vero e proprio zoo di figure strampalate e sopra le righe.

Lemon e Tangerine intenti a fissare lo spettatore

C’è Lemon, un killer con la fissazione per “Thomas la locomotiva” (sì, avete capito bene), che analizza le persone in base al personaggio del cartone animato a cui assomigliano.  E il suo gemello Tangerine,  che sembra uscito da un film di Guy Ritchie,  con la sua parlantina e il suo fare da duro.  E poi c’è Prince, la dolce e innocente ragazzina che si rivela essere una psicopatica senza scrupoli.  Insomma,  un cast di pazzi scatenati che vi faranno dubitare della vostra sanità mentale.  Ah, e non dimentichiamoci di Bad Bunny,  che nel ruolo del Lupo ci regala un’interpretazione intensa e commovente (forse un po’ troppo per un film del genere,  ma chi siamo noi per giudicare?).

Avete mai desiderato fare un viaggio in treno indimenticabile?  “Bullet Train” vi offre questa possibilità,  ma  attenzione:  il  biglietto  è  di  sola  andata!  A  bordo  di  questo  treno  proiettile  giapponese,  un  gruppo  di  killer  si  sfida  in  una  serie  di  scontri  all’ultimo  sangue.  L’ambientazione  è  claustrofobica  e  adrenalinica,  e  i  colpi  di  scena  sono  sempre  in  agguato.  Insomma,  un  viaggio  che  vi  terrà  con  il  fiato  sospeso  fino  all’ultima  fermata.

Tra una sparatoria e una battuta sardonica, “Bullet Train” riesce a stupirci anche con qualche spunto di riflessione sulla vita e sul destino. I personaggi, pur essendo un concentrato di follia e imprevedibilità, ci ricordano che siamo tutti in cammino verso una forma di redenzione, che si tratti di affrontare i fantasmi del passato, di cercare la pace interiore o di trovare il proprio posto nel mondo. E forse, proprio come Ladybug (Brad Pitt) impara a fare con la sua “sfortuna”, anche noi dovremmo imparare ad accettare l’imprevedibilità della vita e a lasciar andare le nostre ossessioni. Insomma, “Bullet Train” non è solo un film divertente, ma anche un piccolo viaggio filosofico a bordo di un treno proiettile.

Prince che finge di essere spaventata

Un plauso anche alla colonna sonora di Dominic Lewis,  che con la sua energia e varietà accompagna in modo perfetto le avventure dei personaggi a bordo del treno.  Non  mi  aspettavo  un  mix  così  vario  e  originale,  che  spazia  dal  rock  alla  musica  tradizionale  giapponese.  E  devo  dire  che  ci  sta  alla  grande,  perché  contribuisce  a  creare  un’atmosfera  unica  e  coinvolgente.

Tuttavia,  qualche nota stonata c’è.  Yuichi e suo padre,  pur essendo interpretati da attori di talento,  finiscono per essere un po’ troppo stereotipati.  Sembrano usciti da un  vecchio  film  di  samurai,  con  il  loro  codice  d’onore  e  la  loro  sete  di  vendetta.  Anche  Morte  Bianca,  il  boss  della  mafia  russa,  è  un  po’  una  caricatura,  con  il  suo  aspetto  minaccioso  e  il  suo  accento  forzato.  Infine,  pur  apprezzando  la  scena  finale  con  Lemon  che  guida  il  furgone  dei  mandarini,  non  posso  nascondere  una  certa  delusione  per  la  fine  di  Prince.  Un  personaggio  così  interessante  avrebbe  meritato  un  destino  migliore.

Nel  complesso,  “Bullet  Train”  è  un  buon  film,  ma  non  un  capolavoro.  Con  qualche  accorgimento  in  più,  avrebbe  potuto  essere  un  vero  e  proprio  cult.  Ma  ehi,  chi  se  ne  frega?  L’importante  è  divertirsi,  no?

Consiglierei  questo  film  a:

  • Chi ama i film d’azione con una spolverata di umorismo nero e personaggi fuori di testa.
  • Chi non si spaventa di fronte a un po’ di sana follia e a qualche situazione assurda.
  • Chi apprezza i film con un ritmo frenetico e una trama ricca di sorprese.

Non  consiglierei  questo  film  a:

  • Chi cerca un film d’azione serio e realistico, con una trama profonda e personaggi psicologicamente complessi.
  • Chi non ha un buon senso dell’umorismo e si scandalizza facilmente.
  • Chi soffre di mal di mare e non sopporta i treni ad alta velocità.

Trailer Italiano

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Crowe e Gosling scatenati: Recensione di “The Nice Guys”, un’avventura negli anni ’70 https://reviewjunkie.net/crowe-e-gosling-scatenati-recensione-di-the-nice-guys-unavventura-negli-anni-70/ https://reviewjunkie.net/crowe-e-gosling-scatenati-recensione-di-the-nice-guys-unavventura-negli-anni-70/#respond Sun, 10 Nov 2024 16:50:42 +0000 https://reviewjunkie.net/?p=635 ⭐⭐⭐⭐ Se cercate un film che vi faccia ridere, vi tenga con il fiato sospeso e vi faccia fare un

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Se cercate un film che vi faccia ridere, vi tenga con il fiato sospeso e vi faccia fare un tuffo nel passato, “The Nice Guys” è quello che fa per voi. Russell Crowe e Ryan Gosling sono irresistibili in questa commedia d’azione ambientata nella Los Angeles degli anni ’70.

Healy e March in una macchina d'epoca

Ah, gli anni ’70! Se pensate a quegli anni come a un periodo di pace e amore, beh, vi sbagliate di grosso. Shane Black, con “The Nice Guys” (2016), ci mostra il lato oscuro di quell’epoca, quello fatto di corruzione, violenza e segreti inconfessabili. E lo fa con uno stile che spacca, mescolando azione, commedia e noir come solo lui sa fare.

La trama? Beh, diciamo che non è proprio una passeggiata al parco. Amelia, una ragazza che recita in film per adulti, scompare nel nulla. Healy e March, due investigatori privati che più diversi non si può, si ritrovano a collaborare per risolvere il caso. Peccato che le cose si complichino in fretta, e i nostri eroi si trovino invischiati in una rete di intrighi e pericoli.

Black è un maestro nel giocare con le aspettative del pubblico. In “The Nice Guys” ci porta su una giostra di colpi di scena, false piste e personaggi ambigui, tenendoci incollati alla poltrona fino all’ultimo minuto. E come se non bastasse, ci immerge completamente nell’atmosfera degli anni ’70, con una ricostruzione maniacale di Los Angeles e dei suoi abitanti.

Crowe e Gosling sono una coppia formidabile. Crowe, nei panni del duro Healy, è sempre una garanzia. Gosling, invece, ci regala un’interpretazione esilarante di March, l’investigatore sfigato e fifone. Uno dei personaggi più riusciti è Holly, la figlia di March. Una ragazzina che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno e che, a modo suo, aiuta il padre a risolvere il caso. Insomma, “The Nice Guys” è un film che vi conquisterà con la sua storia, i suoi personaggi e le sue atmosfere.

A proposito di forza bruta, sembra che Crowe non abbia dimenticato come si mena, dai tempi de “Il Gladiatore”! Ogni pugno sferrato da Healy è un piccolo omaggio al Massimo Decimo Meridio che è in lui.

E insomma, che dire di “The Nice Guys”? Beh, preparatevi a un bel mix di risate, azione e qualche riflessione che non guasta mai. Black è un genio nel mescolare i generi, e qui ci regala un cocktail esplosivo di commedia, azione e noir. E non pensate che sia uno di quei film impegnati e noiosi, eh! La critica sociale c’è, ma è ben nascosta tra le pieghe della storia, e ti fa pensare senza prenderti troppo sul serio. Insomma, “The Nice Guys” è uno di quei film che ti lasciano soddisfatto, con la voglia di rivederlo per cogliere tutti i dettagli e goderti ancora una volta le performance di questo cast stellare.

Consiglierei questo film a:

  • Chi ama le commedie d’azione con dialoghi brillanti e personaggi memorabili.
  • Chi apprezza le ambientazioni retrò e la cura dei dettagli.
  • Chi cerca un film che sappia divertire e allo stesso tempo far riflettere.

Non consiglierei questo film a:

  • Chi cerca un film d’azione puro, con scene spettacolari e violenza gratuita.
  • Chi non apprezza l’umorismo a volte sopra le righe e politicamente scorretto.
  • Chi preferisce trame lineari e prive di ambiguità morali.

Trailer Ufficiale

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Players (Netflix 2024) https://reviewjunkie.net/players-netflix-2024/ https://reviewjunkie.net/players-netflix-2024/#respond Sun, 12 May 2024 12:48:39 +0000 https://reviewjunkie.net/?p=292 Mack, Adam, Little e Brannagan sono i Players, quattro amici che amano “giocare” con le relazioni. Unica particolarità, non dicono

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Mack, Adam, Little e Brannagan sono i Players, quattro amici che amano “giocare” con le relazioni. Unica particolarità, non dicono mai la verità…

Un bel giorno Mack, redattrice sportiva, incontra Nick (Tom Ellis aka Lucifer) un famoso corrispondente di guerra, che è entrato da poco a far parte della redazione. Dopo esserselo portato a letto, però, non è soddisfatta. Nick infatti la considera solo lo sfizio di una notte.

Decide quindi di ricorrere all’aiuto del gruppo, insieme al quale elaborerà un piano di attacco, anche grazie alla collaborazione di un nuovo membro: Ashley, segretaria della redazione.

Mack fingerà di incontrare Nick per caso in più occasioni, ignorandolo poi, in una sorta di mordi e fuggi per attirare la sua attenzione. Lo schema è così elaborato, che i cinque arriveranno addirittura a far chiamare per un’emergenza all’ospedale la nuova fiamma di Nick. Qui entra in gioco Mack, che sfoggerà il migliore dei suoi abiti, per sedurre un Nick rimasto ormai solo a teatro.

Mack viene aiutata a prepararsi dai suoi amici

Il piano ha successo, e Mack ottiene finalmente il “cassetto” tutto per lei, che ha sempre sognato, metafora di una relazione stabile. Fin da subito però, si accorgerà che non è tutto oro ciò che luccica…

Senza voler fare spoiler, Players è la classica commedia romantica in cui la protagonista si accorge che la persona più preziosa è sempre stata lì con lei, solo che era troppo miope per vederla. Non ci sarà modo di approfondire la storia di nessun altro personaggio, il che è un grande peccato.

Lo stesso Nick è privo di qualsivoglia spessore, mi spiace dirlo ma, purtroppo Tom Welling non brilla particolarmente in questo ruolo. Il ritmo del film è piuttosto lento (almeno per me, che amo i film di azione) ed il finale altrettanto scontato.

Mack insieme a Nick e Adam

Alla fine questo Players non vi lascerà nulla, infatti ad essere onesto, ho persino faticato a ricordare il film dalla lista dei guardati su Netflix.

Per adesso è tutto, vi lascio al trailer. Ci vediamo alla prossima recensione su Review Junkie.

Players (Netflix 2024) – Trailer Italiano

Voto: 2 stelle

Sintesi: Classica commedia romantica, dal ritmo lento e finale scontato. Poco sviluppo dei personaggi.

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Vicini Davvero (Netflix 2024) https://reviewjunkie.net/vicini-davvero-netflix-2024/ https://reviewjunkie.net/vicini-davvero-netflix-2024/#respond Wed, 08 May 2024 12:15:42 +0000 https://reviewjunkie.net/?p=187 Un amante del silenzio, una pianista, e solo un sottile muro fra i due. Questo l’incipit della nuova produzione Spagnola

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Un amante del silenzio, una pianista, e solo un sottile muro fra i due. Questo l’incipit della nuova produzione Spagnola targata Netflix Vicini Davvero.

Un giorno Valentina decide di trasferirsi, insieme al suo pianoforte, in un’appartamento, lasciandosi alle spalle quella che è stata una storia importante. Il suo scopo è fare pratica per entrare in un’importante orchestra, tuttavia al momento è costretta a fare la cameriera per sbarcare il lunario.

David d’altro canto, da quando è finita la sua relazione, è diventato un amante della solitudine e del silenzio. Ex ideatore di giochi, adesso la sua unica ossessione è quella di inventare strani marchingegni di cui si ignora la funzione.

Vi starete chiedendo cosa hanno questi due in comune, la risposta è un muro. Si avete capito bene, un muro, così sottile da lasciar trapelare ogni rumore, anche il più insignificante.

Inutile dire che David non la prende affatto bene, ed all’inizio farà di tutto per liberarsi di Valentina. All’improvviso però, scatta qualcosa, e fra i due scatta una strana sintonia.

Decideranno quindi di continuare a conoscersi senza mai vedersi, solo attraverso il muro.

Questa commedia vuole essere lo specchio di come è diventato l’amore nel ventunesimo secolo. In questo caso non è il web a dividere, ma è una mera questione di dettagli.

Quanto spesso ci facciamo condizionare dall’aspetto di chi abbiamo davanti, senza dargli nemmeno una possibilità?

Probabilmente David non avrebbe mai avuto il coraggio di parlare a Valentina se ce l’avesse avuta davanti, e magari lei stessa non lo avrebbe nemmeno degnato di attenzione.

In questo senso il muro non divide, ma unisce, consentendo una comunicazione libera da pregiudizi, intima, sincera.

Poco importa poi il “giudizio” dei rispettivi amici, che in questo caso si dimostrano anche fin troppo collaborativi. Non amo fare spoiler, ma a tal proposito avremo anche una cena a quattro divisi da immaginate cosa, un “muro”.

Ovviamente nulla dura per sempre, e ad un certo punto la vita mette di fronte a delle scelte.

Cosa decideranno di fare David e Valentina? Non vi spoilero nulla…

Il ritmo del Film è sempre molto pacato, particolare attenzione è posta nei dialoghi fra i due protagonisti, un po’ meno sul lato comico.

Non mancheranno i momenti musicali, in cui la nostra Valentina si dimostrerà oltre che un’ottima pianista, anche una bravissima cantante.

Insomma, se siete alla ricerca di un Film per trascorrere una serata leggera e piacevole, questo Vicini Davvero non vi deluderà.

Vi lascio al trailer, ci vediamo alla prossima recensione su Review Junkie!

Trailer Italiano di Vicini Davvero

Voto: 3 stelle

Sintesi: Una storia fra due sconosciuti divisi da un muro. Lui ama il silenzio, lei ama suonare. Piacevole film sentimentale da guardare in compagnia. Lato comico non particolarmente brillante.

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Rebel Moon pt.2 – La sfregiatrice (Netflix 2024) https://reviewjunkie.net/rebel-moon-pt-2-la-sfregiatrice-netflix-2024/ https://reviewjunkie.net/rebel-moon-pt-2-la-sfregiatrice-netflix-2024/#respond Sat, 04 May 2024 21:10:17 +0000 https://reviewjunkie.net/?p=77 In questo Rebel Moon pt.2 – La sfregiatrice, Kora (insieme ai suoi nuovi compagni) farà ritorno a Veldt, per preparare

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In questo Rebel Moon pt.2 – La sfregiatrice, Kora (insieme ai suoi nuovi compagni) farà ritorno a Veldt, per preparare gli abitanti a difendersi dall’impero.

Se non avete capito di cosa sto parlando, vi conviene subito andare a recuperare il primo capitolo.

Nel cast di personaggi faranno ritorno: Gunnar, il Generale Titus, Tarak, Nemesis, Milieus, Jimmy (il robot) ed a sorpresa Atticus Noble.

In questo secondo capitolo non ci sarà spazio per l’avventura, in quanto i nostri protagonisti saranno impegnati, insieme agli abitanti di Veldt, nella battaglia contro l’ammiraglio Atticus Noble e la sua astronave “Occhio del re”.

Quest’ultimo vuole vendicarsi della sconfitta subita nel primo capitolo, convinto forse di trovare ancora lo stesso villaggio di contadini che aveva lasciato.

Non sa che, grazie al Generale Titus (che finalmente serve a qualcosa), i pacifici abitanti di Veldt sono adesso dei soldati pronti a combattere.

Non sa che, c’è un robot fedele al vecchio re che ha ritrovato la voglia di combattere.

In alcuni momenti, la sua eccessiva sicurezza può fare quasi pena allo spettatore, fino al suo inevitabile (e scontato) epilogo.

A questo punto mi domando, a che scopo riportare in vita un cattivo senza spessore come Atticus, per giunta senza nemmeno uno straccio di potenziamento.

Non sarebbe stato meglio approfondire di più il filone narrativo del malvagio sovrano dell’impero Balisarius?

Per dinci, la stessa battaglia si sarebbe potuta persino evitare se non fosse stata fatta questa scelta. Per stessa ammissione di Kora, la nave “Occhio del re” avrebbe dovuto far ritorno alla base senza un ammiraglio.

Un plauso va invece alla qualità delle scene di combattimento, sicuramente uno dei punti di forza del Film, insieme agli effetti speciali veramente molto curati.

Non mancano dei flashback di alcuni personaggi importanti, grazie ai quali potremo approfondire la loro storia. In particolare molto interessante quello di Kora, che finalmente ci rivelerà quale “crimine” ha commesso.

Che dire, tutto sommato un Film gradevole, anche se monotono nella trama, e che non aggiunge molti dettagli alla storia, se non per qualche sporadica rivelazione.

Personalmente spero che nel terzo capitolo si torni allo stile “avventuroso” del primo Film, che tanto mi era piaciuto.

Adesso vi lascio con il trailer di Rebel Moon pt.2 – La sfregiatrice, per adesso è tutto, ci vediamo alla prossima recensione su Review Junkie!

Voto: 3 stelle

Sintesi: Film di “guerra”, al contrario del primo capitolo. Non aggiunge molti dettagli alla storia. Cattivo di poco spessore. Belle scene di combattimento ed effetti speciali molto curati.

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City Hunter (Netflix 2024) https://reviewjunkie.net/city-hunter/ https://reviewjunkie.net/city-hunter/#respond Thu, 02 May 2024 12:35:46 +0000 https://reviewjunkie.net/?p=15 Se sei nato negli anni 80, come me, non puoi non conoscere City Hunter. Riuscirà Netflix a replicare il successo dell’anime?

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Se sei nato negli anni 80, come me, non puoi non conoscere City Hunter. Riuscirà Netflix a replicare il successo dell’anime? Scopriamolo in questa recensione.

All’epoca l’anime lo guardavamo sui canali privati, con traduzioni dei nomi approssimative (Kaori -> Greta, Makamura -> Jeff, Ryo -> Hunter), e senza seguire alcun filo logico. 

Il bello era che potevi gustarti ogni episodio anche se eri completamente a digiuno della serie. Al massimo una storia era divisa in due episodi. 

Tornando a noi, ricordo che da bambino fissavo lo schermo, senza capire poi molto di quanto accadeva, e c’era questo tizio che correva sempre dietro le donne, sembrava praticamente invincibile, però inspiegabilmente le prendeva sempre da Kaori (che con la sua forza di sollevare martelli da 1000 tonnellate sarebbe dovuta essere la vera protagonista!). 

Uno dei tratti distintivi di Ryo era che, nonostante facesse il cascamorto praticamente con tutte, segretamente provava dei sentimenti solo per Kaory. 

Ecco, tutto questo è assente nel City Hunter di Netflix. Qui Ryo è dipinto si come un donnaiolo dall’aria invincibile, ma l’aspetto sentimentale viene decisamente tralasciato a beneficio delle tante scene d’azione presenti.

Queste ultime sono veramente ben fatte e coreografate, ma alla lunga possono risultare stancanti (come testimoniano i continui sbuffi di mia moglie che guardava il film con me!). 

Mancano invece le tante scene di gelosia di Kaori con il martello gigante, che qui fa la sua comparsa giusto un paio di volte, più per fanservice che per altro.

Credo che questo film possa essere veramente apprezzato solo grazie all’effetto nostalgia dell’anime.

Per tutti gli altri, preparatevi solo a tante sequenze di arti marziali e tanti tanti primi piani di curve femminili.

Vi lascio con il trailer, ciao da Review Junkie e ci vediamo alla prossima!

Voto: 3 stelle

Sintesi: Tante scene d’azione, tante curve femminili, ma lato sentimentale assente. Dedicato ai nostalgici dell’anime.

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